Ogni persona evolve e si relaziona con gli ambienti naturali, collezionando esperienze che, se positive, con il passare del tempo aumentano e rafforzano la percezione di biodiversità e biocomplessità, mentre la mancanza di esperienza o esperienze negative possono ostacolare l’evolvere della connessione con la Natura. La connessione con la Natura comincia quando ci si sente adeguati e a proprio agio, indipendentemente dal livello di biocomplessità dell’area che si sta frequentando. Quando evolve verso una percezione più attenta e profonda, questa relazione consente di apprezzare sempre più particolari ed opportunità, apprezzando meglio le aree più selvagge ma aumentando anche la sensibilità e il desiderio di cura verso quelle che necessitano di un vero e proprio recupero.
Sul nostro pianeta i processi naturali sono ciclici, cioè i materiali vengono continuamente riciclati, senza produzione di rifiuti, come nel ciclo del carbonio, garantito dall’alternarsi della fotosintesi e della respirazione. Da quando esiste vita sulla Terra ossigeno, carbonio e azoto, attraverso specifici cicli, vengono continuamente riciclati all’interno del sistema, principalmente ad opera degli organismi viventi e delle loro catene alimentari. L’energia necessaria per questi processi di trasporto e trasformazione di materia nei vari comparti è l'energia che la Terra riceve dal Sole.
Gli esseri umani fanno parte di questi processi ciclici naturali e dipendono dai servizi ecosistemici che l’ambiente fornisce: pertanto la loro salute, come il loro futuro, sono strettamente correlati alla salute dell’ambiente, ma anche alla loro capacità di realizzare strutture economiche compatibili con l’economia della Natura, senza dimenticare il ruolo delle strutture sociali, che devono essere eque e solidali, non solo tra tutti gli esseri umani, ma anche con gli altri esseri viventi. Non si può essere sani in un contesto ambientale sociale malato.
La comunità scientifica internazionale è sempre più concorde nell’affermare che gran parte delle malattie croniche condivide quale precursore l’infiammazione cronica sistemica (SCI) di basso grado, principalmente causata dagli stili di vita moderni e dagli ambienti urbani, non solo per la cattiva alimentazione, l’esposizione a sostanze tossiche ambientali e industriali, lo stress psicologico, l’esposizione notturna alla luce blu, ma anche per la mancata esposizione ad una sana biodiversità microbica indotta da un'igiene eccessiva e da un ridotto contatto con animali e terreni naturali, l’inattività fisica, e la scarsa esposizione a stimoli sensoriali naturali.
Il contatto con gli ambienti naturali arricchisce il microbioma umano, favorisce l’equilibrio immunitario e protegge da allergie e disturbi infiammatori.
Offrire
indicazioni per un maggior contatto con una sana biodiversità non è tuttavia così semplice, e anche
il percorso verso la tolleranza immunitaria va accompagnato con le dovute cautele. Ma un primo problema sorge da una non sempre comune interpretazione del termine “biodiversità”. Comunemente infatti si intende per “biodiversità” quella delle specie presenti in una determinata area; quindi un giardino botanico o un acquario sembrerebbero aree ricche di biodiversità, ma non è così perché questo concetto è la “biodiversità percepita” mentre la “biodiversità” propriamente detta è quella che capace di “
favorire l’equilibrio immunitario e proteggere da allergie e disturbi infiammatori”. La ricchezza di biodiversità microbica non dipende soltanto dalla quantità di specie presenti ma dalle relazioni che queste creano all’interno degli ecosistemi e dalle caratteristiche di questi ultimi, compresa la loro salute e resilienza. La biodiversità microbica, tra l’altro, non può neppure essere percepita, né se ne può godere virtualmente o se ne può trarre beneficio attraverso contatti sporadici.
Ma via via che dal semplice “
contatto con la Natura” si evolve verso la “
connessione con la Natura”, migliora anche la capacità di percepire e apprezzare una gamma sempre più ampia di biodiversità, e
benefici psicologici e fisici diventano tra loro sinergici. Con l’approfondirsi della connessione con la Natura emergono anche il desiderio e la capacità di tutela degli ecosistemi, che dunque non rischiano di essere invasi e conseguentemente degradati da folle di salutisti inconsapevoli.
Questo è il motivo per cui la
relazione con la Natura è ormai il “farmaco” irrinunciabile sempre previsto nelle Prescrizioni Verdi, ancora prima delle attività salutari o terapeutiche da svolgere.
L’
efficacia di un trattamento opportunamente prescritto si manifesterà dunque nel tempo quando, tra l’altro, i dettagli delle indicazioni mediche potrebbero diventare sempre meno necessari. Gli studi dimostrano infatti che le persone diventano capaci di individuare quali “luoghi preferiti” quelli realmente più salutari per ciascuno. Questi effetti e queste dinamiche vengono spiegati col fatto che la specie umana si è evoluta in Natura ed è questo l’habitat che può tutt’ora offrire il complesso di stimoli (fisici, chimici, biologici) adatti alla fisiologia umana e con l’intensità, i tempi e i ritmi capaci di regolare ogni funzione mentale e fisica, moderando e modulando anche le conseguenze dannose degli stressori ai quali siamo esposti negli ambienti artificiali, siano essi inquinanti (sostanze, luce, rumore, ecc) o ritmi e intensità non in sintonia con i nostri fisiologici.
da:
www.prescrizioniverdi.it